NASpI, errore silenzioso: per uno sbaglio dell’INPS potresti perdere soldi senza accorgertene

Alcuni percettori della Naspi potrebbero ricevere una somma inferiore rispetto al dovuto: perché accade e cosa fare in questi casi.

Dal 1° gennaio 2025 sono entrate in vigore le nuove disposizioni per richiedere la Naspi, l’indennità di disoccupazione destinata ai lavoratori che hanno perso l’impiego come aiuto economico erogato durante la ricerca di una nuova attività lavorativa.

Disoccupato
Naspi, cosa fare in caso di errore di calcolo (Giustizia.lazio.it)

Sono state introdotte delle particolari modifiche per quanto riguarda i requisiti con l’obiettivo di contrastare il fenomeno dei “furbetti della Naspi”. Può accadere che il beneficiario del sussidio riceva una somma più bassa rispetto al previsto. In alcuni casi, si tratta di una procedura normale, mentre in altri casi potrebbe trattarsi di un errore nel calcolo. Capiamo tutto quello che bisogna fare in questi casi e quali sono i motivi che possono portare ad un importo mensile più basso.

Naspi, le novità introdotte dal 1° gennaio 2025: tutto quello che c’è da sapere

La Naspi è il contributo economico introdotto nel 2015 e destinato ai lavoratori che hanno perso l’impiego e rispettano specifici requisiti. Proprio per quanto riguarda i requisiti, dal 1° gennaio sono state introdotte delle modifiche per chi richiederà l’accesso all’indennità.

Calcoli
Naspi, i requisiti per richiedere l’indennità di disoccupazione (Giustizia.lazio.it)

In particolare, la prima novità riguarda le dimissioni volontarie. In particolare, sarà possibile richiedere la Naspi per i lavoratori che, nei 12 mesi precedenti alla domanda, si sono dimessi volontariamente, ma hanno trovato un nuovo impiego maturando almeno 13 settimane di contribuzione dopo le dimissioni volontarie. La seconda modifica, invece, riguarda le assenze ingiustificate: dal 1° gennaio l’interruzione del rapporto lavorativo dopo 15 assenze ingiustificate non è più considerata come volontà del datore di lavoro, ma dello stesso dipendente. In questo caso, dunque, il lavoratore perderà diritto alla Naspi.

Sono rimaste invariate le modalità e la durata dell’erogazione. In caso di esito positivo della domanda, l’indennità sarà riconosciuta per un numero di settimane pari alla metà di settimane di contribuzione versate nei 4 anni precedenti, sino ad un massimo di 24 mesi. Per quanto riguarda l’importo, questo sarà pari al 75% della retribuzione media mensile degli ultimi 4 anni di lavoro, ma non può superare il limite stabilito dalla normativa e aggiornato ogni anno (per il 2025 pari a 1.562,82 euro).

Naspi, errore nel pagamento: i motivi e cosa fare

In alcuni casi, il beneficiario potrebbe accorgersi di aver ricevuto un importo più basso. Se questo riguarda il primo pagamento, spesso non si tratta di un errore, ma di una procedura utilizzata dall’Inps che eroga la mensilità in più tranche. In questo modo, l’ente, se dovesse riscontrare delle irregolarità, potrà recuperare più facilmente le somme e non dovrà richiedere l’intero importo erogato. Tale circostanza si verifica solitamente quando la procedura di cessazione dell’attività lavorativa non si è conclusa al momento della presentazione della domanda.

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Naspi, perché l’importo può risultare più basso (Foto da Facebook – INPS per la Famiglia) – Giustizia.lazio.it

Per quanto riguarda i pagamenti successivi, è bene sapere che l’importo sarà gradualmente più basso. In particolare, come prevede la normativa, la Naspi si riduce del 3% ogni mese a partire dal sesto, la riduzione scatterà dall’ottavo per i beneficiari che avevano compiuto 55 anni di età al momento della presentazione della richiesta.

Infine, è possibile che l’importo più basso possa essere dovuto ad un errore commesso dall’Inps durante il calcolo dell’indennità. In questo caso, è possibile rivolgersi all’ente o ad un patronato per richiedere un ricalcolo. Tale procedura può essere adottata anche quando l’errore riguarda la durata di erogazione della Naspi.

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