Lettere e messaggi anonimi: come scoprire chi è l’autore grazie alla grafologia

Può accadere di ricevere un biglietto o una lettera di cui non si conosce il mittente, la grafologia aiuta a smascherare l’autore anonimo.

Le lettere anonime hanno qualcosa di inquietante e affascinante allo stesso tempo. Sono messaggi che arrivano senza firma, senza mittente, eppure con un chiaro intento: colpire, denunciare, insultare minacciare o confondere. In ambito grafologico, l’anonimografia è una branca ben precisa, complessa e delicata, che si occupa proprio di questi casi.

persone anonime che si nascondono dietro fogli bianchi
Lettere e messaggi anonimi: come scoprire chi è l’autore grazie alla grafologia – giustizia.lazio.it

Come grafologa giudiziaria, mi trovo talvolta a esaminare testi scritti da mani che cercano di non farsi riconoscere. Ma la scrittura, anche camuffata, lascia sempre tracce.

Mascherare la propria scrittura è davvero possibile?

Molti pensano che basti cambiare calligrafia per non essere scoperti. Usare lo stampatello, scrivere con l’altra mano, rallentare il gesto. Eppure, anche in questo tentativo di travestimento, la personalità scivola sulla carta ed è ben riconoscibile.

sagoma di uomo anonimo
Mascherare la propria scrittura è davvero possibile? – giustizia.lazio.it

Come scrive Vettorazzo, la “maschera grafica” non è mai completa: permangono gesti inconsci, ritmi, pressioni e cadenze che tradiscono l’identità dello scrivente

Il gesto grafico, in quanto atto neuro-psico-motorio, è difficilissimo da contraffare per lungo tempo. L’anonimo, nel tentativo di travestirsi, finisce spesso per rivelarsi.

Quali sono i segni grafici tipici dell’anonimo

Esistono segni ricorrenti nelle lettere anonime:

  • Scrittura stampata o “da scuola elementare”, per sembrare neutra e non riconoscibile.
  • Andamento rigido e forzato, con tratti interrotti, ripassi o tremolii dovuti all’insicurezza.
  • Pressione irregolare, spesso incerta o esagerata.
  • Uso di falsi nomi, accenti sbagliati o elementi di confusione voluti.

Chi scrive in anonimato compie spesso un’operazione ambivalente: vuole farsi leggere, ma non identificare, vuole colpire senza esporsi. Questo conflitto interiore si riflette inevitabilmente sulla scrittura.

La psicologia dell’anonimo: tra rabbia, paura e bisogno di controllo

Dal punto di vista psicologico, l’anonimografia ci porta in un terreno molto umano. Chi invia una lettera anonima prova emozioni forti: rabbia, paura, vendetta, gelosia. Spesso si tratta di persone che si sentono senza voce, che scelgono l’anonimato per esprimere qualcosa che non riuscirebbero a dire apertamente.

ragazza preoccupata che legge una lettera
La psicologia dell’anonimo: tra rabbia, paura e bisogno di controllo – giustizia.lazio.it

In alcuni casi, si tratta di veri e propri atti persecutori. In altri, sono messaggi carichi di verità, ma scritti con toni duri, provocatori o inquietanti. Il gesto di scrivere una lettera anonima è comunque un atto comunicativo potente, anche se distorto.

Il compito del grafologo: ricostruire l’identità da un gesto mascherato

In caso di lettere anonime di insulti e minacce, bisogna rivolgersi sia ad un grafologo che alle Forze dell’Ordine, soprattutto per individuare i sospettati e raccogliere le scritture di comparazione.

Nel mio lavoro di grafologa forense, quando mi trovo davanti a una lettera anonima, devo distinguere tra simulazione e spontaneità. Analizzo margini, ritmo, inclinazione, forme, legamenti, cercando quei dettagli che resistono al travestimento. L’anonimografia richiede rigore, esperienza e anche un certo intuito: ogni traccia va interpretata senza pregiudizi, ma con attenzione al contesto.

Si eseguono confronti tra la lettera anonima e gli scritti di sospettati: in questi casi il grafologo deve evidenziare non solo le somiglianze formali, ma soprattutto quelle dinamiche e strutturali.

Anche se l’anonimo cerca di nascondersi, la scrittura tende sempre a raccontare qualcosa in più di quanto vorrebbe. In fondo, scrivere è esporsi, anche quando lo si fa di nascosto.

Ecco perché la grafologia, anche nei casi più difficili, può diventare uno strumento prezioso di verità, restituendo identità a parole che sembravano venute dal nulla.

Articolo a cura della Dott.ssa Aurora De Santis, grafologa esperta in grafologia forense e giudiziaria civile e penale, educazione e ri-educazione del gesto grafico e in grafologia dell’età evolutiva, iscritta all’A.G.P. (Associazione Grafologi Professionisti) al n. 9/171.

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