Ogni anno si verificano diversi incidenti stradali la cui causa è da individuare in un impatto con cinghiali ed altri animali selvatici. C’è un caso che può fare scuola.
Gli incidenti stradali causati dalla presenza di cinghiali e di altri animali selvatici e non, avvengono purtroppo in numero troppo alto. Proprio quelli relativi ad impatti di veicoli con i cinghiali sono diventati un problema rispetto al passato. Questi mammiferi si spingono anche in aree urbane, spinti dalla necessità di cercare del cibo. Ed un aumento di frequenza della loro presenza dove gli umani vivono o si spostano si traduce, in ambito statistico, in un inevitabile aumento dei casi di sinistri.

Ci sono anche dei precedenti addirittura fatali in tal senso. Adesso un tribunale è stato chiamato ad esprimere un giudizio su un caso che ha coinvolto un automobilista ed un cinghiale. Non mancano degli aspetti controversi in tal caso. La vicenda riguarda un episodio avvenuto ben dieci anni fa, quando un uomo stava percorrendo una strada extraurbana inglobata nel Comune campano di San Rufo, in provincia di Salerno. Di colpo avvenne un forte impatto con un cinghiale di grosse dimensioni, che arrecò un danno ingente al veicolo coinvolto.
Chi paga in caso di incidente con cinghiale?
In conseguenza di ciò, l’uomo aveva inoltrato un ricorso al Giudice di Pace di Polla, chiedendo alla locale amministrazione comunale un risarcimento danni pari a 1.980 euro. Risarcimento in un primo momento accolto con parere favorevole. Ma il Comune coinvolto aveva a sua volta inoltrato ricorso, accettato dal Tribunale di Lagonegro. Ci siamo andati ad infilare in un cassetto pieno di fili burocratici entro i quali restare incastrati. Il ricorso avanzato dall’amministrazione di San Rufo, avvenuto nel 2016, era stato accettato a causa dell’entità dell’importo.
C’è l’art. 113 comma 2 del Codice di procedura civile che stabilisce una certa cifra per le cause intentate. In questo caso tale importo era inferiore al limite stabilito di 2500 euro, e la questione non era inerente rapporti giuridici legati a contratti. Cosa di cui parla l’art. 1342 del Codice civile. Non erano neppure stati specificati i principi giuridici che avevano spinto l’uomo a fare causa al Comune.

Tutto quanto era diventato una faccenda di legittimazione passiva. Ed in questi casi, nei quali il tutto riguarda danni arrecati dalla fauna selvatica, deve essere la Regione a dovere rispondere di eventuali responsabilità. Difatti è la stessa a presiedere la gestione degli animali selvatici, con tanto di regolamenti appositi. E la Regione, a sua volta, può tutelarsi in sede legale contro quegli enti che non applicano alcun provvedimento per cercare di evitare incidenti.
Cosa fare se un cinghiale ti rompe la macchina?
Nella seconda sentenza è stato anche rimarcato come ci fosse una non sussistenza di principi giuridici sottoposti a violazione. Invece è stata riconosciuta dal giudice una responsabilità come riportata all’interno dell’art. 2052 del Codice civile, senza violazione di principi di corrispondenza tra il chiesto ed il pronunciato.
In generale, le cause intentate per danni ricevuti da animali selvatici si chiudono con una certa tendenza. I tribunali propendono per l’attribuzione della responsabilità a chi è proprietario della fauna, con le dovute eccezioni quando presenti. E la proprietà di un animale selvatico è stabilita non tanto sul doverlo custodire in uno spazio delimitato (cosa evidentemente non possibile, sennò non si tratterebbe più di animale selvatico) quanto piuttosto sull’uso o sulla proprietà di suddetto animale.

Lo ha stabilito la Corte di Cassazione tra i suoi tanti verdetti. Il riferimento a ciò è costituito dall’art. 2052, per il quale la parte che si professa danneggiata deve essere in grado di dimostrare che il danno sia stato causato per l’appunto da un animale. La parte citata in giudizio può a sua volta produrre prove attendibili per cercare di convincere il giudice che si sia trattato invece di una casualità.