Il report demografico italiano e il dato sui laureati che fa riflettere: siamo davvero uno dei Paesi più avanzati d’Europa?
Quando pensiamo al nostro Paese viene automatico catalogarlo tra quelli più avanzati del globo. L’Italia, con il patrimonio smisurato di cui può vantare e i progressi ai quali è andata incontro in secoli di storia, meriterebbe – quantomeno in apparenza – l’appellativo di ‘Nazione sviluppata’.
Il report 2024 sulla popolazione redatto dall’Istat, ciò nonostante, non può far a meno di seminare qualche dubbio a riguardo. Innanzitutto, in confronto al 2014, la popolazione residente risulta diminuita di sette milioni di unità. Cosa significa tutto questo? Che la fuga di cervelli e forza lavoro di cui tanto si parla non è poi così intangibile o irreale come potrebbe sembrare.
Un altro dato che non può far a meno di allarmare, oltre al flusso di persone che lascia il Bel Paese per affermarsi altrove, è quello riguardante lo studio. Quant’è la percentuale di laureati in Italia? E soprattutto, qual è l’età media delle persone che hanno conseguito il diploma di laurea?
Quando ci si appresta ad analizzare il livello di sviluppo di un Paese, uno dei primi dati presi in considerazione concerne proprio l’istruzione. Su questo fronte, l’Italia non può certo vantare numeri incoraggianti. Nel 2023, infatti, corrispondeva al 65,7% la percentuale di popolazione tra i 24 e i 64 anni che possedeva almeno un diploma di scuola secondaria superiore.
Quanto ai laureati, il numero risulta ancora inferiore. Nella stessa fascia di riferimento (24-65 anni), la percentuale di persone che possedevano un diploma di laurea era pari al 22,4%: uno dei valori più bassi di tutta l’Unione Europea. Se si considera solamente la fascia giovane, e cioè quella compresa tra i 25 e i 34 anni, il numero sale leggermente: 29,2%.
Ciò nonostante, il Bel Paese è ben lontano dalla media Europea, che si attesta al 42%. Peraltro, l’Italia ‘vanta’ di un gap generazionale tutt’altro che colmato: solo il 10,6% degli over 65, infatti, ha conseguito la laurea.
Se si analizza la parte del report dedicata alla situazione lavorativa, i numeri non sono di certo più incoraggianti. Nel 2023, infatti, il tasso di occupazione tra persone di età 20-64 anni era fermo al 66,3%. Di contro, la media europea è del 75%.
Un numero che fa riflettere ancora di più è quello riguardante la popolazione femminile. Le donne, nel nostro Paese, risultano particolarmente svantaggiate: solo una percentuale corrispondente al 57,5% risulta occupata, contro il 75,3% degli uomini.
Un altro dato da attenzionare è quello che concerne i Neet, ovvero i giovani che non studiano, non lavorano e non stanno affrontando un percorso formativo. La percentuale di Neet, in Italia, è una delle più elevate di tutta l’Unione Europea: il 19%.
I dati sopra riportati, inevitabilmente, si riflettono sulla qualità della filiera produttiva italiana. Secondo il report diramato dall’Istat, infatti, una buona fetta delle imprese italiane (26,9%) dichiara di avere difficoltà a trovare profili qualificati e con competenze tecniche e digitali. Un’ulteriore conferma del fatto che la formazione scolastica, nella maggior parte dei casi, non è in linea con le richieste che provengono dal tessuto produttivo.
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