I dazi applicati dagli Stati Uniti sulle importazioni straniere hanno scatenato una guerra economica nel mondo: i settori più colpiti.
I dazi applicati dagli Stati Uniti, per volere del neo presidente Donald Trump, sulle importazione delle merci provenienti dal resto del mondo, hanno scatenato una guerra economica inaspettata. In tanti hanno scongiurato una misura del genere, ma nulla ha potuto fermare Trump e i suoi ideali relativi alla filosofia dell’America First. Ma a chi conviene una situazione del genere?
Di certo, una manovra del genere non conviene neanche agli Stati Uniti, con milioni di lavoratori e imprenditori in protesta contro il loro presidente. Si tratta di una vera e propria guerra al rialzo che difficilmente porterà a qualcosa di buono, anche perché il resto del mondo ha subito attivato una contro-risposta ai dazi americani, aumentando i costi sulle merci vendute negli Stati Uniti.
Chiudersi e mettersi contro il mondo intero, insomma, non sembrerebbe un’idea brillante, e non caso le borse americane sono crollate negli ultimi giorni. Persino le quotazioni del compagno di Trump, Elon Musk, sono state travolte da questa manovra, con la Tesla letteralmente affondata a Wall Street, ricevendo un danno che lo stesso Musk ha definito “senza precedenti”, tanto che in una sola settimana c’è stato un calo del 13% delle consegne nel mondo, e circa il -30% in Europa.
Gli Stati Uniti rischiano, le loro imprese rischiano, così come tutte le imprese che esportano gli USA. A farne le spese sono soprattutto alcuni settori, molto presenti sul mercato americano, i quali hanno subito una batosta del 20% o del 25%. I dazi, che in Europa e in Italia sono addirittura tra i più leggeri imposti, porteranno a una riduzione delle importazioni verso gli Stati Uniti, dunque vendere agli americani sarà più complicato, così come per gli americani sarà più difficile acquistare.
Ad aver subito le maggiori perdite sono in particolare tre settori chiave: quello delle automobili, quello alimentare e quello tessile. Molti marchi dell’automotive, specie quelli più popolari, ad esempio, subiranno notevoli danni, sia nella costruzione dei veicoli che nella vendita delle componentistiche. Per quanto riguarda i marchi di lusso, la crisi non si avverte, visto che ai ricchi non cambia molto spendere qualche centinaio di dollari in più.
Altro settore colpito è quello del tessile e dell’artigianato, che già sopporta costi di produzione non indifferenti. Il Made in Italy, sinonimo di pregio e di eccellenza, viene colpito direttamente, tanto che si calcola un calo del 5% delle vendite nel 2025, che va a sommarsi alla lenta ripresa post pandemia negli ultimi cinque anni. Tanti lavoratori rischiano il licenziamento.
In calo anche le vendite dei prodotti agroalimentari, con frutta, verdura, riso, caffè e soprattutto vino che hanno già calcolato centinaia di migliaia di euro di perdite. La politica di Donald Trump tira dritto, ma in molti pensano che, a breve, persino gli americani stessi protesteranno per questa situazione, chiamati a sostenere spese raddoppiate su ogni merce acquistata e non prodotta negli USA. Ma il mercato americano è costituito nella quasi totalità da merci importate dall’estero. Conviene davvero questa scelta?
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