Quando si usufruisce della Legge 104, non solo l’INPS, ma anche il datore di lavoro può effettuare controlli: cosa sapere.
Chi assiste un familiare con disabilità grave sa quanto siano importanti i permessi previsti dalla Legge 104. Tre giorni al mese, retribuiti, che permettono di dedicarsi alla cura di chi ha bisogno, senza dover rinunciare al lavoro.

È un diritto prezioso, ma proprio perché si tratta di una misura delicata e fondata sulla fiducia, è anche un diritto che va usato con responsabilità. E quando c’è il sospetto di un abuso, il datore di lavoro può – e deve – intervenire.
Legge 104: in quali casi il datore di lavoro può fare controlli?
I permessi 104 sono pensati per permettere al lavoratore di prendersi cura di un familiare in difficoltà: può significare accompagnarlo alle visite, fargli compagnia, sbrigare per lui commissioni, curare l’igiene, cucinare, o semplicemente esserci.
Non serve essere presenti 24 ore su 24 né giustificare ogni singolo minuto. Ma se quei permessi diventano l’occasione per farsi un weekend lungo al mare, la cosa cambia. E il datore di lavoro può effettuare dei controlli per verificare la situazione.

In caso di controlli, il datore non può comunque entrare nella sfera privata del lavoratore con metodi invasivi, ma può rivolgersi a un’agenzia investigativa per capire se il dipendente usa quei giorni per scopi diversi dall’assistenza.
Questo modo di procedere è stato confermato dalla Cassazione: non si tratta di controlli sull’attività lavorativa, ma di verifica sull’uso corretto di un’assenza giustificata. Gli investigatori però possono solo osservare comportamenti in luoghi pubblici o accessibili, senza ledere la privacy.
E se il permesso per la Legge 104 cade sempre di lunedì o venerdì?
Se capitano permessi durante il lunedì o il venerdì, non significa che sia automaticamente un abuso. Ci sono situazioni in cui l’assistenza è necessaria proprio nel weekend: se la persone disabile vive lontano, se durante la settimana ci sono altri familiari di supporto, se alcune terapie si concentrano in quei giorni.

Però se il datore nota che i permessi sono sempre attaccati al weekend e non ci sono spiegazioni plausibili, può partire un controllo. Sarà l’esito delle verifiche a dire se c’era davvero assistenza o no.
Il datore di lavoro può chiedere al dipendente delle prove
Il datore di lavoro può richiedere la documentazione iniziale che dimostri il legame con il familiare, la certificazione di disabilità, e magari anche una programmazione dei permessi, se prevista dal contratto.
Ma non può pretendere di sapere esattamente cosa hai fatto ora per ora. Può però controllare, in caso di sospetti fondati, che l’assistenza ci sia stata davvero.
È bene chiarire che il datore non può chiedere una visita medica come per la malattia, ma può segnalare all’INPS eventuali abusi. Sarà poi l’ente a decidere se fare accertamenti. Attenzione però: se viene accertato l’uso improprio, le conseguenze possono essere pesanti.
Si parte da un richiamo disciplinare, ma nei casi più gravi si può arrivare al licenziamento per giusta causa. L’INPS può chiedere la restituzione delle indennità versate e, in situazioni più estreme, si può finire anche davanti a un giudice per truffa. Usare i permessi 104 in modo corretto non è solo una questione legale, è anche una questione di rispetto verso chi davvero ha bisogno.